L’emancipazione del Calcolo: il primo nucleo dell’Istituto a Napoli

calcolatriciAlla fine del 1916, Mauro Picone incontra fortuitamente il grande matematico Vito Volterra nell’anticamera del Comando Supremo dell’Esercito, presso il quale Picone si era dovuto recare per un’improvvisa missione. In divisa di Capitano del Genio, il senatore Volterra, che pochi anni dopo fonderá  il Consiglio Nazionale delle Ricerche, nell’attesa di essere ricevuto si intrattiene in una lunga conversazione con Picone, che gli espone la sua idea di un Istituto per le applicazioni del Calcolo. L’entusiasmo di Volterra per questo proposito, che Picone realizzerá  dieci anni dopo all’Universitá  di Napoli, è evidente, e Picone ne esce estremamente incoraggiato.

Sempre accompagnato da questa idea, Picone inizia la sua carriera accademica. Il suo talento è evidente e le cattedre si susseguono: diventa professore incaricato di Analisi all’Universitá  degli Studi di Catania, nel 1921 per breve tempo insegna all’Universitá  di Cagliari e quindi ritorna a Catania come titolare. Successivamente, dopo una breve permanenza a Pisa nel 1924-1925, passa a ricoprire la cattedra di Calcolo Infinitesimale all’Universitá  di Napoli. Ed è proprio Napoli, che Picone apprezza per la ricchezza di “gabinetti scientifici” e di “dotazioni librarie”, il teatro scientifico in cui il suo sogno di un Istituto di Calcolo Numerico comincia a prendere corpo.

All’Universitá  di Napoli, Picone ha a disposizione un “gabinetto di Analisi”, che è un ottimo punto di partenza. Presto capisce che c’è bisogno di forze fresche per un progetto innovativo come il suo. Recluta giovani promettenti, i nomi di alcuni dei quali faranno la storia della matematica, come Renato Caccioppoli, il più amato dei suoi allievi.

Il neonato laboratorio di Calcolo riceve un consistente finanziamento dal Consorzio universitario, che era cofinanziato dal Banco di Napoli diretto da Nicola Miraglia. “Don Nicola” era stato informato da uno dei consiglieri di amministrazione del Banco delle potenzialitá  del Laboratorio di Calcolo dell’Universitá  di Napoli. Il saggio consigliere, in questo caso, è il matematico ed economista Luigi Amoroso, amico di Picone e in forze all’Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali. Il 28 maggio del 1926, il Consorzio, dopo una lettera inviata da Miraglia al Rettore dell’Universitá  di Napoli Ferruccio Zambonini nel novembre del 1925, decide di assegnare la somma di 20.000 lire (circa 15 mila euro attuali) al gabinetto di Picone per “acquisto di macchine calcolatrici”.

L’anno successivo, il 1927, è quello in cui prende il via ufficialmente l’Istituto di Calcolo per l’Analisi numerica che per qualche anno, come scrive Miranda, “visse una vita modesta ma feconda in perfetta simbiosi con il Gabinetto di Analisi infinitesimale”. È proprio nel periodo tra le due guerre che il complesso di metodi e di teorie cui conduce l’approccio quantitativo, il calcolo insomma, comincia a organizzarsi in disciplina