Il trasferimento a Roma

comitato

Ma il 1927 è un anno cruciale anche per un altro motivo. È infatti l’anno in cui un decreto legge riordina il Consiglio Nazionale delle Ricerche: allontanato Volterra, in contrasto con la politica di regime, la presidenza del CNR viene affidata a Guglielmo Marconi, accentuandone la subalternità al regime fascista. Vengono istituiti dodici comitati disciplinari, tra cui quello dei matematici, guidati da un Direttorio.

Il direttorio è inizialmente condotto da Luigi Bianchi, che Picone aveva avuto come insegnante a Pisa, come presidente e Enrico Bompiani come segretario. Un anno dopo, Gaetano Scorza sarà chiamato a sostituire Bianchi, deceduto nel giugno 1928. Scorza conosce perfettamente le idee di Picone perché suo collega e anche perché suo figlio, Giuseppe, è uno degli assistenti di Picone a Napoli, e se ne farà convinto portavoce. Picone, intanto, è uno dei membri della Giunta Esecutiva del Comitato Nazionale Matematico del CNR.

Ma se Scorza è entusiasta dell’idea della nascita di un Istituto Centrale di Calcolo, non si può dire lo stesso di tutto il resto della comunità scientifica dell’epoca. Non mancano, infatti, le voci degli scettici, come, per esempio, i membri dell’Osservatorio Astronomico di Napoli, che sottolineano di avere addirittura “più calcolatrici” dell’Istituto di Calcolo allora esistente e che, in sostanza, non avrebbe avuto senso creare una struttura che si dedicasse al calcolo in generale ma sarebbe stato opportuno, magari, far sorgere Laboratori per “calcoli in settori specifici”.

Il clima generale, tuttavia, sembra propizio alle innovazioni. Tutti gli atti del Comitato Nazionale Matematico durante la gestione Scorza-Bompiani sembrano indirizzati verso la valorizzazione dei settori più nuovi e vitali della matematica, rappresentati dal Calcolo delle probabilità  (e discipline affini) e dal tipo di ricerche avviate da Picone nel suo “Gabinetto di Analisi infinitesimale” la cui trasformazione in “Istituto Centrale di Calcolo” del CNR è documentata per la prima volta nella Relazione sull’attività  del Comitato Matematico del 1929.

In questo documento si precisa, a proposito dell’iniziativa della nascita di un Istituto Centrale di Calcolo che “gli sviluppi enormi della scienza sperimentale e gli ardimenti sempre maggiori della tecnica nell’ultimo trentennio hanno obbligato scienziati e costruttori a rivedere l’impostazione analitica dei loro problemi o a formularne altri completamente nuovi. D’altra parte l’Analisi Matematica ha pure compiuto nello stesso periodo progressi notevolissimi. Come non si può pretendere che lo sperimentatore o l’ingegnere posseggano con sicurezza i mezzi più moderni offerti dalla Analisi Matematica, così il matematico ignora generalmente i problemi alla soluzione dei quali lo sperimentatore o l’ingegnere sono urgentemente interessati. Di qui la necessità di organizzare una collaborazione sistematica fra questi due gruppi di scienziati. Organo di questa collaborazione sarà l’Istituto Centrale di Calcolo al quale si potranno rivolgere enti o privati per l’impostazione o per la risoluzione numerica di problemi ad essi interessanti”. E, in una “Memoria presentata al Consiglio Nazionale delle Ricerche” dell’aprile del 1929 scritta da Picone e inviata da Scorza al presidente Marconi, si legge ancora che una “stretta, continua, ben organizzata collaborazione, il più possibilmente diffusa, tra gli analisti matematici e i ricercatori sperimentali dovrebbe arrecare enormi vantaggi sia al progresso delle scienze sperimentali e di applicazione, che a quello delle matematiche pure”, una collaborazione da raggiungere attraverso la “creazione in Roma di un Istituto Centrale di Calcolo, al quale dovrebbero essere richiesti lo studio e la soluzione dei problemi di analisi matematica che sorgono nelle scienze sperimentali e nelle applicazioni pratiche di tali scienze, con la condizione di pervenire a formule risolutive, valutabili numericamente, con un assegnato grado di approssimazione”.

L’archivio storico dell’IAC contiene poi un documento dattiloscritto che risale a quel periodo e che dovrebbe corrispondere ai due elenchi di “problemi di interesse pratico che potrebbero essere stati trattati dall’Istituto”. In esso leggiamo di “Costruzione delle macchine motrici”, “Costruzione di dighe, ponti, volte di grandi sale, di strade, ferrovie, canali”, di “Consulenza scientifica per gli Uffici Tecnici dei Ministeri della Difesa nazionale”, “Compilazione, infine, di tabelle numeriche in genere”. Uno dei primi problemi proposti a Picone è stato, nel 1931, la risoluzione di un sistema di equazioni quadratiche a incognite (con n molto grande, 50, 60 o anche più) per il calcolo delle pressioni nelle tubature della distribuzione del gas a Milano. Il problema fu risolto con un metodo ad hoc da Gabriele Mammana.

Nel 1932, Mauro Picone viene chiamato a ricoprire la cattedra di “analisi superiore” all’Università di Roma, andando a sostituire– per una tragica ironia del destino – Volterra, cacciato dal fascismo per essersi rifiutato di prestare giuramento di fedeltà al regime. A Roma, Picone andrà a dirigere l’Istituto di Calcolo, come risulta da “La Ricerca Scientifica” (ex “Bollettino d’Informazioni” del CNR) in cui si comunica che l’“Istituto centrale di calcoli tecnici” sarà “diretto dal Prof. Mauro Picone e inizierà  il suo regolare funzionamento nel prossimo autunno”. L’Istituto, dopo alcune peregrinazioni, nel novembre del 1937 si stabilirà nella nuova sede del CNR a Piazza Frentani (oggi Piazzale Aldo Moro) inaugurata il 21 novembre 1936. I campi in cui è chiamato ad attivarsi sono i più diversi, dalla fisica atomica, alla statistica sulla criminalità in Italia, alle analisi meteorologiche. Nel 1939 prenderà il nome di “Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo” (INAC).